Pubblicato in: Calcio, Eventi sportivi

Al via per l'Italia la Conferderation Cup 2009

di francesca 15 giugno 2009

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Con le partite Sudafrica-Iraq e Nuova Zelanda- Spagna è iniziata ieri la Conferderation Cup 2009 (14 – 28 giugno 2009), il torneo organizzato dalla Fifa che contrappone le nazionali vincitrici delle 6 competizione di confederazione (Europei, Coppa d’Oceania, Coppa d’Africa, Coppa America e Gold cup), la squadra vincitrice degli ultimi mondiali (Italia) e quella che ospita i prossimi (Sudafrica).

Questa sera l’Italia, ottava nazionale del continente europeo (la Spagna ieri sera è stata la settima) ad aver partecipato almeno una volta alla manifestazione, affronterà la formazione degli Stati Uniti, squadra contro cui non ha mai perso ma vinto 6 volte e pareggiato 3. In totale gli azzurri hanno segnato 29 gol contro i 3 degli Stati Uniti.

Tutti gli appassionati di calcio sono curiosi di vedere come la squadra italiana si comporterà durante il torneo visto che viene considerato la prova generale per i Mondiali di Calcio 2010. Anche se tra questo popolo di creduloni e superstiziosi sono in molti a sperare che l’Italia esca presto. La leggenda vuole, infatti, che chi fa bene alla Conferderation Cup, affronti poi il Mondiale in malo modo.

E sembra proprio che i bookmaker remino in questa direzione. Per l’ anglosvedese Unibet l’Italia dovrebbe uscire in semifinale (viene data a 2,25) e questo si spiegherebbe dal fatto che il Brasile e la Spagna sarebbero le favorite per il primo posto dei due gironi, cosa che escluderebbe la nazionale di Lippi.

La reazione di Lippi a tutte le previsioni che circolano è stata questa come sempre diretta e sicura di sè: “Il nostro calcio non è inferiore al loro, il Brasile parte sempre favorito ma non sempre vince. Colmare il gap? Che gap, i campioni del mondo siamo noi. Sia­mo qui per provare a vincere ancora, vogliamo disputare una Confederations ad alto li­vello. Ho visto l’inaugurazio­ne del torneo, tutti quei colori e allora incominciano a sudar­mi le mani. Anche se il Mon­diale resta un’altra cosa”.

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