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Risse, sputi e assedi: il calcio dei dilettanti

di luca.fotia 24 ottobre 2008

E’ uscito da poco un libro e vi consiglio di acquistarlo: “Quasi goal. Storie dal calcio minore. Dalla serie C alla terza categoria” (DeriveApprodi). Arbitri sotto un diluvio di sputi. Arbitri vittime di inseguimenti stradali. Risse a volontà. Minuti di raccoglimento in onore di boss mafiosi scomparsi. Avversari presi a sprangate. Assedi.

Insomma, una normalissima domenica di calcio all’italiana. Sì, ma quello lontano dalle Veline a dalle telecamere. Quello del vicino della porta accanto che, smessa la tuta da operaio, va a sfogarsi sui campetti delle mille periferie.

Dalla Calabria all’Umbria, dalla Campania al Piemonte. Ecco rappresentato, attraverso brevissimi flash domenicali, il calcio dilettantistico com’è e come non dovrebbe essere. E’ la meritoria opera di un giornalista, Luca Cardinalini, che raccoglie in questo volume di 173 pagine gli articoli comparsi sul Manifesto in diversi anni di attività.

Cardinalini in verità ha fatto una cosa tanto geniale quanto banale. Una cosa che stava lì sotto il naso di qualsiasi giornalista sportivo, ma a cui nessuno aveva mai pensato.

A metà settimana ogni comitato regionale della Lega nazionale dilettanti redige un comunicato della giustizia sportiva su cui velgono pubblicati i provvedimenti disciplinari e le relative spiegazioni. Queste ultime non sono altro che estratti del referto arbitrale.

Fare un sunto dei 20 comunicati regionali è stato geniale: ne è venuta fuori una radiografia impietosa, ridicola quando non drammatica, del calcio inferiore. Quello che dovrebbe essere consacrato soltanto al divertimento. E invece spesso è uno sfogatoio di frustrazioni.

Io non capisco quale straordinaria vocazione animi gli arbitri, alcuni poco più che bambini, che settimanalmente si votano al martirio e consentono a migliaia di persone di indossare le scarpette chiodate. Talvolta penso che siano un po’ masochisti a rischiare di prenderle senza che neanche una moviola si occupi di loro.

Mi piace pensare che prima o poi qualcuno si recherà al campo sportivo e, invece di pestarli, a incontro ancora da svolgersi, gli dirà semplicemente: grazie.

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