Pubblicato in: Rugby

Furbizia, opportunismo e disonestà: ecco il signor Nick Mallett

di Mondo Nuovo 29 novembre 2010

Nick Mallet indica quanto manca all'Italia per vincere il Mondiale

Non è di questi giorni la disonestà, e la notoria furbizia, del signor Nick Mallett.

Dichiarare ai quattro venti di essere “un grande allenatore in virtù delle vittorie ottenute nel rugby francese e alla guida degli Springboks” è un atteggiamento chiaro di chi si sente sotto accusa non avendo FATTI e DATI CONCRETI da opporre alle critiche.

Nel rugby transalpino Mallett ha vinto alcuni campionati con lo Stade Français ma non si è mai aggiudicato l’Heineken Cup. Con l’avvento del professionismo il rugby a livello di club è sempre più cresciuto come importanza nel panorama internazionale ma non si può certo sostenere che sia il fiore all’occhiello di un movimento.

La bandiera da sventolare è ancora, e per fortuna, quella retta dalla propria nazionale. E qui Mallett sa benissimo che ha delle colpe da scontare. E non poche, anzi, e pesantissime. Non intendo quelle alla guida dell’Italia, movimento secondario nel panorama agonistico mondiale e senza un retroterra storico glorioso.
Mi riferisco invece a quanto Nick ha combinato e vinto, o meglio NON COMBINATO E NON VINTO, alla guida della nazionale del Sud Africa dall’ottobre del 1997 fino alla sua rimozione nel 2000.
I Bokke con Mallett hanno vinto un Tri-Nations nel 1998 e nulla più.
Un torneo in cui non si può nascondere l’harakiri casalingo degli All Blacks a Wellington contro i sudafricani test in cui John Hart preferì schierare da titolare l’erratico (e fumoso) Carlos Spencer, che sbagliò la bellezza di cinque piazzati, prima di decidere di rimettere in campo il signor Andrew Mehrtens. I Bokke vinsero a fatica e comunque con uno scarto di pochi punti così come avevano vinto a Perth contro i Walabies per un misero punto di differenza.
Quel successo del 1998 permise però a Mallett di forgiare un gruppo solido e unito ma il vento del rinnovamento razziale dell’anno seguente incominciò a creargli problemi. E davanti alle crescenti problematiche il signor Mallett, da furbo qual è, assunse l’atteggiamento del trasformista DOC.
Le questioni spinose divennero due:

  1. inserimento nel XV iniziale di almeno un giocatore non-bianco in ogni partita, sempre e comunque;
  2. defenestrazione di capitan Gary Teichmann a favore del golden boy Bobby Skinstad.

Tutto questo gli venne chiesto di avallare in un anno che, per inciso, prevedeva la disputa del Mondiale in Galles in cui i Bokke erano tra le favorite al successo finale.

Durante la trasferta in Australasia per il Tri-Nations 1999 l’allora boss della SARFU, Riaan Oberholzer marito della figlia di Louis Luyt, fece una riunione con giocatori e allenatori spiegando chiaramente senza mezzi termini che i tempi erano cambiati e che in squadra un giocatore non-bianco, se non due, dovevano trovare posto in ogni gara. Ovvero: si gioca in base al colore della pelle e non al merito, apartheid al contrario pertanto… Davanti a questo triste diktat Mallett non oppose alcuna resistenza ovvero pensò bene di tutelare la sua posizione allineandosi al volere di chi deteneva il potere e lasciando soli e senza sostegno i suoi giocatori. Con lui si schierarono anche Rob van der Valk (suo lacché nel management Bokke, individuo di dichiarate posizioni razziste e destroidi) e l’assistente Alan Solomons (il guru del gioco d’attacco, un ebreo-liberal travolto dall’ambizione. E’ notoria la mia sperticata simpatia per la razza e il mondo ebraico, sia chiaro il perché ho scritto la parola “ebreo”…).

La squadra subì uno shock psicologico di non poco conto e perse malamente entrambe le partite con Wallabies e All Blacks. Sul KO per 28 a 0 subito a Dunedin il nostro Mallett riversò tutta la colpa sulla cerniera in mediana esordiente composta dalle due meraviglie provenienti dalla Stellenbosch University, Gaffie du Toit all’apertura e David von Hoesslin alla mischia. Un bello stile davvero per un head coach. Non c’è che dire.

Poi venne il momento di silurare, nel silenzio più assoluto, Gary Teichmann. Le due trasferte del Tri-Nations 1999 non videro presente il capitano in quanto a casa con problemi alla schiena. Mallett gli aveva garantito il rientro per le due partite in casa nel mese di agosto ma non andò così. La Western Province RFU spingeva da tempo, tramite il proprio pupillo Alan Solomons (ex-tecnico alla University of Cape Town), per promuovere titolare Bobby Skinstad. Le pressioni da Città del Capo divennero asfissianti e l’acciacco alla schiena di Teichmann diventò l’appiglio per Mallett.

Teichmann rimase al buio senza più ricevere telefonate né incontrarsi con Mallett. Al suo posto venne introdotto Bobby Skinstad che nella primavera di quell’anno si era infortunato ad un ginocchio in seguito ad un incidente stradale con la sua automobile. Dentro quindi un mezzo-inesperto con un ginocchio KO e fuori un capitano valoroso e con grande consenso ed esperienza che aveva solo un momentaneo acciacco alla schiena. E galloni di capitano alla “serpe” Joost van der Westhuizen che aveva un ginocchio dolorante. Sappiamo tutti come andò a finire: i Bokke gettarono malamente alle ortiche la possibilità di rivincere la Webb Ellis Cup, la mischia dei Bokke patì al mondiale la mancanza di leadership con un André Venter che fece i piedi alle mosche ma con un Bobby Skinstad fuori forma e dannoso. I giocatori non-bianchi con casacca Bokke di quel mondiale fecero pena, giusto così, per informazione.

Quando a dicembre del 2007 la FIR ha organizzato alcune cene in varie parti d’Italia con i giornalisti per presentare Mallett, una delle sue più reiterate affermazioni-confessioni di costui è stata quella di ammettere che “il mio unico sbaglio della mia carriera da coach è stato quello di non lasciare Teichmann capitano per il Mondiale del 1999”. Squallide lacrime di coccodrillo pronunciate da un furbo-disonesto. Credo che ancora oggi nell’animo e nella mente di Mallett rimbombino le telefonate ricevute da Ian McIntosh (coach di Natal nel 1999) che da Durban gli chiedeva perché aveva deciso di ignorare Gary Teichmann come skipper dei Bokke.

Caro Mallett sei stato un mediocre numero otto come giocatore ottenendo due caps in una casacca che non meritavi.
Ma non hai mai confermato, da allenatore, di possedere qualità umane e morali che ti facessero riscattare quei due caps.

Vergognati Mallett, sei un furbo e un disonesto.

Giampaolo Tassinari

http://mondonuovo33.wordpress.com/2010/11/30/furbizia-opportunismo-e-disonesta-ecco-il-signor-nick-mallett/

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