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Emiliano Corona, futuro re dell’Orienteering

di luca.fotia 5 dicembre 2008

Emiliano Corona è uno dei migliori orientisti italiani. No, non è un profondo conoscitore dei paesi asiatici. E’ un atleta e pratica Orienteering. Uno sport nuovo e affascinante. Uno sport da promuovere. Perché abbina capacità fisiche a facoltà mentali. Una sintesi che richiama il vecchio adagio latino “mens sana in corpore sano” dei simpatici professori di educazione fisica. I più amati dagli studenti italiani.

Sul sito internet personale di Emiliano Corona viene spiegato cos’è l’Orienteering. Muniti di cartina si deve seguire un percorso, sempre incastonato in splendidi paesaggi naturali, tappa dopo tappa. Per arrivare primi al traguardo. Prove difficilissime e per questo molto appaganti. Di certo, Emiliano Corona è il classico compagno di viaggio che ognuno di noi vorrebbe avere qualora si perdesse. Uno schiaffo morale a tutti i possessori di navigatore satellitare. A voi l’intervista di Emiliano Corona.

Come ti sei avvicinato all’Orienteering?

Ho iniziato a praticare l’Orienteering nel 1991, all’età di 8 anni, grazie ai corsi che la società sportiva del mio paese (Gruppo Sportivo Pavione di Imer, in provincia di Trento) organizzava nella scuola elementare, ed è stato subito “amore a prima vista”. Ho cominciato infatti a conoscere nuovi amici, a spostarmi per gare e allenamenti prima in tutta la regione, poi nel Triveneto ed infine in tutta Italia: ad oggi, grazie alla pratica dell’orienteering, sono stato in 21 diversi stati europei!

Mi dai tre buoni motivi per i quali un atleta dovrebbe lanciarsi in questa disciplina?

Ci sarebbero decine di motivazioni valide con le quali “convincere” qualcuno a praticare questo sport: cercherò di non dilungarmi troppo …

Io amo lo sport in generale, sia che si tratti di fare una partita a calcio che un’escursione in mountain bike, ma posso dire che l’orienteering (o corsa di orientamento) ha un qualcosa in più rispetto a tutte le altre discipline sportive: non si tratta infatti di un “solo” sforzo fisico, ma è necessario ragionare ed usare la propria testa per riuscire ad arrivare al completamento del percorso nel minor tempo possibile. E la cosa più bella ed affascinante è proprio la soddisfazione che si ha quando si riesce a trovare i punti di controllo, le famose “lanterne”, grazie alle proprie capacità di lettura della carta e di interpretazione del terreno di gara. È il singolo atleta che si crea il tragitto secondo lui migliore: troppo bello!!!


Cosa manca all’Orienteering per diventare uno sport di massa?

Sicuramente servirebbe maggiore attenzione da parte dei mass media, siano essi intesi come “carta stampa” o come televisione. Al giorno d’oggi purtroppo sappiamo tutti quanto l’influenza di questi mezzi di comunicazione possa essere determinante per passare alla gente qualsiasi tipo di messaggio: se si riuscisse a trovare il giusto spazio, penso che l’orienteering e diversi altri sport detti “minori” potrebbero crescere numericamente ed inglobare così sempre più praticanti. Anche perché ripeto, il nostro è uno sport talmente particolare, affascinante, adatto a tutte le età, in grado di regalare tante soddisfazioni che nel momento in cui lo conosci è poi difficile da abbandonare.


Cosa diresti a un genitore per spingere suo figlio a intraprendere la strada di questa disciplina?

Non userei troppi giri di parole, andrei diritto al sodo: uno sport che ti permette di socializzare, di viaggiare con la possibilità di vedere luoghi e città, un’attività che si pratica all’aria aperta, in mezzo alla natura, che “obbliga” l’atleta ad usare la testa per risolvere i “problemi” che presenta il percorso. È uno sport molto umile, dove non servono attrezzature costose, dove non esistono partite passate in panchina, espulsioni o sostituzioni: il ragazzo sarà sempre il protagonista principale, e sarà sempre lui che potrà decidere se impegnarsi al 100% combattendo per il podio o se passeggiare tranquillamente con gli amici per trascorrere una domenica all’aria aperta. Nessuno lo giudicherà, questo è lo spirito degli orientisti.

Obiettivi personali a lungo termine.

Per il prossimo anno l’obiettivo principale saranno sicuramente i Campionati del Mondo di agosto in Ungheria: mai come in questo momento ho la possibilità di prepararmi al meglio per questo appuntamento, che per me saranno anche un passaggio fondamentale, soprattutto a livello di preparazione psicologica e di esperienza “emotiva”, per i mondiali del 2010 che si disputeranno in Norvegia. In Italia invece le mie attenzioni sono puntate verso i Campionati Italiani sulla media distanza di aprile a Civezzano (TN) e sui Campionati Italiani Long di settembre sul Monte Moria (PC).


Leggo sul tuo profilo che sei laureato in geografia. C’è un nesso tra i tuoi studi e la tua passione per l’Orienteering?

Eh si. Diciamo che dopo aver frequentato l’Istituto agrario forestale ambientale, la scelta dell’università è stata tra Scienze forestali e Scienze geografiche: alla fine la passione per la geografia, la cartografia ed il territorio è stata più forte. Una passione che si è sicuramente sviluppata grazie alla pratica dell’orienteering, sport che implica una buona capacità di orientamento e di comprensione della cartografia e di una simbologia particolare: mi sono quindi laureato in Geografia il 5 novembre 2008 presso l’Università di Pisa con una tesi intitolata “Conservazione e valorizzazione di un paesaggio a fini turistici: il caso della Valle di Primiero”; inoltre da qualche anno, quando ho qualche ora di tempo a disposizione, mi diverto a cartografare delle piccole aree di bosco o parchi urbani e paesi per consentire la pratica dell’orienteering, sia a livello didattico che agonistico.


Sei un atleta professionista. Ma si può vivere di Orienteering?

Ammetto di essere stato molto fortunato. Dal dicembre 2004 corro infatti per il Centro sportivo esercito, società che mi permette di praticare l’orienteering a livello professionistico: avere alle spalle un’organizzazione forte come quella che mi offre l’Esercito, con una sicurezza economica, la disponibilità di ottime strutture e dei migliori materiali, è una situazione ottimale che devo essere bravo nello sfruttare appieno per raggiungere alcuni traguardi che ho in testa. Poi non si possono sapere le opportunità che ancora mi si potrebbero prospettare in futuro, ma per ora non posso veramente lamentarmi.

Direi che attualmente la possibilità di vivere con l’orienteering non sono molte ma esistono: oltre alla possibilità di praticare questo magnifico sport a livello professionistico che attualmente è offerta solo da un ristretto numero di gruppi sportivi militari, vi sono molti cartografi che sono specializzati nella produzione di carte per la pratica dell’orienteering, esistono un buon numero di istruttori che diffondono nelle scuole e nei centri estivi questo sport, vi è anche qualcuno che riesce a vivere organizzando eventi e viaggi legati alla corsa di orientamento.

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