- Italia vs Scozia
L’ultima partita del 6 Nazioni dell’Italia si gioca in uno scenario da favola: Edimburgo, la città più culturale della Gran Bretagna. La tifoseria è come al solito colorita e fantasiosa, uno spettacolo nello spettacolo, lo sappiamo bene noi del Mondo Ovale. Gli italiani sono tanti e quando si alza l’inno nazionale è un canto sentito non solo per la ricorrenza storica, non solo per la partita: è un momento difficile e dal cuore che traspare si intuisce il bisogno di sentirci uniti, di ritrovarci. Poi, nell’aria pungente di Murrayfield si leva “The flower of Scotland” accompagnato dal lamento arcano delle cornamuse. Affascinante. E’ un canto struggente, malinconico, ma al contempo possente e coraggioso come questo popolo, come l’anima della Scozia. Una terra che amo, che mi fa sognare, un luogo dove, se potessi scegliere, affonderei le mie radici ed il mio cuore. La Scozia del Rugby: se non ci fosse l’Italia al 6Nazioni, tiferei per lei.
Gli Azzurri hanno vinto contro la Francia ed è stata una partita memorabile, meritando una vittoria che passerà alla storia, ma questa è un’altra partita e sarebbe un errore pensare che sarà una passeggiata. Gli Scozzesi sono una squadra solida e sebbene, come dice Munari, “in un concerto di violini ogni tanto parta una motosega”, sono forti e determinati. Beh, è o non è terra di Highlanders? Infatti la Scozia inizia forte ed aggredisce subito nella metà campo avversaria; gli Azzurri si difendono bene, ma commettono fallo ed allora Paterson va per i pali segnado i primi tre punti. Figuriamoci se Paterson sbaglia! Lui l’uomo dal fisico “normale”, tanto da non sembrare neppure un rugbysta con quella faccia da avvocato. Subito dopo anche l’Italia ha la possibilità di andare per i pali, ma Mirco sbaglia. All’11° minuto Andrea Masi, dopo un buon passaggio di Canale, sfonda il muro scozzese e va in meta rifacendoci vivere quei momenti con la Francia. Evvai! Bravo Andrea! Purtroppo Mirco non trasforma la meta. Cosa gli sta succedendo? Non possiamo permetterci incertezze, non con loro che hanno Paterson e Parks. Neanche a dirlo un altro calcio piazzato dell’avv. Paterson riporta la Scozia in vantaggio. Nel primo tempo le squadre si equivalgono, l’Italia si difende bene e Mirco ci riporta in leggero vantaggio con un facile piazzato che questa volta non sbaglia. Sfortunatamente perdiamo Masi, costretto a ritirarsi per un problema ad una coscia: senza di lui la vedo male, sarà sicuramente scaramanzia, ma è un elemento importante ora per la squadra. La Scozia, da parte sua, perde Ansbro (che di scozzese ha ben poco); vederlo andare via con i medici mi ricorda il 6 Nazioni 2010 quando Tom Evans fu vittima di un tremendo infortunio che lo ha costretto ad interrompere la sua promettente carriera rugbystica rischiando la paralisi. Un evento che mi colpì molto: prima di fare condiserazioni affrettate o criticare l’operato di un giocatore, non dimentichiamoci che sono loro a prendere le sportellate rischiando grosso!
Quindi il primo tempo è buono per gli Azzurri che rientrano nello spogliatorio con un leggero vantaggio: 6-8. Possiamo sognare una seconda vittoria, peraltro mai ottenuta nel 6 Nazioni? Vedremo. Intanto le cornamuse accompagnano il match conferendogli un chè di magico ed io mi innamoro ancora di più del Rugby.
Alla ripresa del secondo tempo gli Scozzesi ci provano subito, per un pelo Ghilardini blocca Lamont salvandoci da una meta, ma poco dopo è Nick De Luca a portare a compimento ciò che prima si è evitato. Gli Scozzesi non sono perfetti, hanno dei limiti evidenti, ma sono costanti, resistenti; basta dare un’occhiata a quella magnificenza fisica che è Sean Lamont, o al promettente Richie Gray un traliccio umano, 21 anni per 2,05, difficile non notarlo per via della folta chioma bionda, per non parlare di Kelly Brown con quella faccia da medioevo il quale soffrirà pure di balbuzie ma in campo non ha tentennamenti. Così a poco a poco l’Italia nel secondo tempo smette di crederci, cede mentalmente, non è l’Italia del Flaminio, commette errori banali. Perchè? Eppure siamo capaci di grandi imprese e sono sicura non siano dovute a miracoli o a propizie configurazioni astrali. La stoffa c’è, ma è come se mancasse una costante o un briciolo di “cattiveria”. Fatto sta che l’incontro termina 21-8 per la Scozia, che segna un’altra meta prima del termine questa volta ad opera di Nikki Walker… e noi ci guadagnamo il cucchiaio di legno.
Vorrei aprire una parentesi ludica. Durante la partita ci sono stati tre momenti molto divertenti. Il primo è stato quando l’arbitro neozenlandese si è ritrovato con l’ovale in mano durante una serie di passaggi (parentesi nella parentesi: che gran bell’arbitro!). Il secondo è la grattatina nelle parti basse di Andy Robinson, coach della Scozia, perennemente in completo grigio (che pizza!). Dulcis in fundo smutandata di Sergio Parisse (per fortuna è toccata a lui): il capitano ha mostrato il fondoschiena a Edimburgo.
Eh sì, il Rugby è uno sport brutale…..