Pubblicato in: Rugby

Italia – Irlanda 11-13: la sconfitta brucia come il sale

di Sabrina 7 febbraio 2011

Italia-Irlanda 6 Nazioni

Il Flaminio mi assale. Uomini, donne, bambini, tanti bambini, felici come delle pasque. Sotto un cielo che sa di primavera il rosso, il verde, l’azzurro, il bianco si mischiano, ondeggiano come un’esplosione vivida ed intensa. E’ festa. L’Italia del rugby è lì, appassionata, pronta per il presente ed il futuro. I colori dell’Italia si confondono con il verde d’Irlanda perchè abbiamo, oltre un colore, anche un cuore in comune dove brucia la stessa passione. Questo è il rugby. Oggi il Flaminio è un unico cuore che pulsa furioso.

Ma ecco gli Azzurri, ecco l’Irlanda: facce squadrate da guerrieri, occhi chiari come il mare su quelle maglie verdi come la loro terra. Lo stadio scoppia e li accoglie caloroso. L’inno degli Iralndesi è composto apposta per il rugby e poi il nostro inno, urlato dagli Azzurri e dai tifosi. Ho la gola chiusa per l’emozione: credo in questa vittoria. L’Irlanda è una squadra d’esperienza, ma in questo Sei Nazioni ha tanti assenti importanti. Stupidamente spero che questo farà la differenza. Nel raccontare questa partita non potrò essere tecnica – come sempre del resto – sono troppo tesa, emozionata, troppo profondamente coinvolta, senza contare che tutte quelle “O’ ” nei congnomi dell’avversario mi confondono. Oggi vado di emozione pura.

Fischio. E’ l’inizio della battaglia.

L’Irlanda costringe gli Azzurri ad una lotta dura, ma i nostri ragazzi reagiscono bene, sono cresciuti. Gli Irlandesi caricano, rallentano la collisione, ma i nostri sono dei perfetti gladiatori. Gli Irlandesi commettono tanti errori, da furbastri forse, ma questo permetterà a Mirco Bergamasco di calciare due volte fra i pali guadagnando i 6 punti che ci faranno uscire in vantaggio dal primo tempo. Dopo i primi dieci minuti il giovane Gori è costretto ad abbandonare il campo a causa di una lussazione alla spalla: sono dispiaciuta e penso alle sue speranze infrante. Al suo posto entra Canavosio. Gli Irlandesi provano ad entrare nella nostra metà campo per farci male ma Sgarbi ci salva. Durante il primo tempo la battaglia è dura, logorante, ma i nostri ragazzi sono disciplinati, non commettono errori, sono buoni in touche, in mischia. L’Irlanda riesce ad arrivare a cinque metri dalla linea di meta ed allora lo stadio si scalda, difende, placca e gli azzurri ce la fanno, recuperano il pallone ed allontanano il pericolo. A questo punto se la mia frequenza cardiaca va avanti così rischio l’infarto; una cosa è certa, a fine partita non avrò più unghie o dita. Non riesco a seguire la telecronaca, le fasi di gioco si accavallano davanti ai miei occhi avidi di vittoria; vedo solo Zanni proiettato in alto nelle touche, vedo la buona volontà e la crescita della nostra squadra, vedo Sexton calciare fra i pali per un pareggio 3-3 e poi esulto quando Mirco ricalcia regalandoci il vantaggio.

Nel secondo tempo da parte mia va ancora peggio. Spero, credo in questa vittoria. La voglio. Ma gli Irlandesi ora mordono e vanno giù duri, faranno anche errori ma dalla loro hanno tanta esperienza ed infatti a cinque minuti dall’inizio del secondo tempo Brian O’Driscoll va in meta con fin troppa facilità. Non avevano detto che era logoro, finito? Col cavolo! Il mio cuore sprofonda e prenderei a testate il tavolo. Ma non devo demoralizzarmi come se anche io potessi contribuire a sostenere i nostri ragazzi che sono tutti belli, sì, splendidi: Geldenhuys, Dellapè, Parisse. Tutti, nessuno escluso. Oggi, non so perchè, il cuore vola (non fraintendete il senso) anche per quelle fulgide stelline di nome Ongaro, Castrogiovanni, Lo Cicero. E proprio mentre penso così Vittorio Munari – come se mi avesse sentito – dice che Castrogiovanni è bello come il sole. Parole sante! Questo secondo tempo ci fa soffrire fino in fondo, ma gli Azzurri continuano a lottare in modo encomiabile. Un esempio ne è Sergio Parisse che nonostante il mignolo dolorante fa cenno che no, non vuole uscire: questo è un esempio di passione pura, di serietà.

Il tempo passa e a dieci minuti dalla fine, noi siamo vicino alla loro linea di meta. Si susseguono quattro mischie aranti, sfiancanti in cui l’Italia ha la meglio e poi arriva la liberazione: dopo un bel passaggio di Garcia, Luke McLean segna una splendida meta. Lo stadio esplode, io svengo, Mirco esulta eseguendo un salto degno di medaglia olimpica. Ce l’abbiamo fatta! L’Italia ha vinto! Ci sono solo cinque minuti, non ci prenderanno mai! Il sogno dura poco: quella volpe di O’Gara con un drop fa in modo che l’Irlanda ci superi di soli due punti. Là, sull’erba, i nostri ragazzi ci provano ancora, ma il tempo è un nemico spietato, non si ferma… e scade.

E’ finita. Sembra quasi una beffa. Gli Azzurri meritavano questa vittoria.

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