Conoscere cosa si nasconde al di là di un rugbyman, scoprirne per quanto possibile il lato umano, dettagli di vita, mi convince sempre di più che non sono supereroi bensì uomini normali, più che normali a volte. Per fortuna pochi si atteggiano a star, i più sono ragazzi semplici. Ce lo hanno confermato di recente due rugysti italici, Martin Castrogiovanni e Totò Perugini con parole che sottolineano quali sono i valori della vita anche per chi si trova spesso sotto gli occhi del mondo: la famiglia, gli amici, la squadra e … le ragazze semplici. Meno male, direi che per le giovani donne che non si lasciano abbindolare dal mondo mediatico ci sono delle chances, ottime direi. Speriamo che la maggior parte dei rugbyman porti avanti tali valori preservando un aspetto bello e sano del rugby, sport così amato da noi abitanti del Pianeta Ovale.
Questa volta mi sono spinta lontano, in Nuova Zelanda, sede del prossimo Mondiale di Rugby; lì saranno puntati i riflettori del mondo sportivo e non, perché il rugby incuriosisce, ora più che mai. Sto parlando di un All Black, forse uno dei meno noti ma non per questo meno degno, perché diventare parte dei Tuttineri è come raggiungere la cima dell’Everest.
Cory Jane: un eclettico del look che con i suoi cambi nel taglio di barba e capelli non lo si riconosce di volta in volta (ha portato anche i dred). Faccia da bravo ragazzo, fisico contenuto. Oltre che sul campo lo possiamo ricordare come uno dei divertenti protagonisti di “All Blacks Skills part II”.
Cory Jane nasce a Wellington (Nuova Zelanda) l’8 febbraio 1983. Nel 2006 partecipa ai Commonwealth Games di rugby a 7 vincendo la medaglia d’oro con la maglia della nazionale neozelandese, poi passa al Super 14 con gli Hurricanes dove è tutt’ora. Abitualmente estremo, ma occasionalmente ala, il suo ritmo e la sua abilità nell’abbattere un marcatore ne fanno un attaccante pericoloso diventando spesso l’ideatore di strepitose mete. Proprio per queste sue ottime qualità di moderno tre quarti nel 2009 Cory Jane suscitò l’interesse del team manageriale degli All Blacks andandone a far parte quello stesso anno e ricoprendo brillantemente il ruolo di ala. Speriamo per lui e per noi che possa rimanere ancora a lungo nella nazionale neozelandese perchè vederlo in azione è una gioia per gli occhi.
Ultimamente corre voce di un possibile cambio di squadra, pare persino che lo vogliano in Galles, ma lui non rivela nulla. A questo punto della sua vita Cory Jane vuole riflettere con calma sul suo futuro professionistico. Il suo prossimo contratto dipende molto dalla nascita del terzo figlio. Sì avete capito bene: a soli 28 anni Cory è padre di tre bimbi, nonché compagno da sette anni di una bella ragazza dai capelli rossi, Amie, e la decisione su come e dove andare a giocare a rugby dipende dalla sua famiglia. Ha bisogno di tempo per ponderare senza fretta quale possa essere la scelta migliore per sua moglie ed i suoi bambini.
Belli, vero?
Per Cory Jane, l’ala degli All Blacks solito a trovare con freddezza una via d’uscita in situazioni di gioco intricate, la tensione emotiva per la nascita del secondo figlio fu veramente un momento molto difficile, ma per fortuna sua moglie Amie aveva tutto sotto controllo. Quando Cassius, il primogenito, venne al mondo in anticipo, Cory si trovava in Canada per un tour con il New Zealand Maori Team, quindi in vista della seconda nascita era determinato a rimanere al fianco della moglie. Solitamente freddo e controllato sul campo, Cory racconta che i giorni precedenti al parto furono di gran lunga peggiori di quelli che precedono un importante incontro di rugby: era nervosissimo, quasi in panico perché Amie già qualche settimana prima della data presunta del parto aveva delle false contrazioni. Amie racconta che Cory, portato per natura allo scherzo ed al gioco, diede il meglio di sè scatenando la propria ansia attraverso un comportamento da vero pagliaccio, rendendo il suo secondo parto un momento molto particolare. Quando arrivarono in ospedale Cory cominciò a fare il buffone con un guanto di lattice calcato sulla testa in modo da distrarla ed alleviarla dalla sua sofferenza, tanto che lei si vide costretta ad avvertirlo che se continuava in quel modo avrebbe dovuto cacciarlo dalla stanza, invece quando le contrazioni si fecero più intense le tornò molto utile sbellicarsi dalle risate. In questo modo il piccolo Tennyson venne alla luce velocemente.
“E’ stato divertente avere Cory vicino – ammette Amie – Ero molto più rilassata rispetto alla prima volta. Quando nacque Cassius ero sola e preoccupata perché lui si stava perdendo quel momento importante”.
Cory è un papà orgoglioso e la nascita del suo secondo figlio lo ha lasciato letteralmente senza parole: “E’ stato un momento speciale poter essere vicino ad Amie. La prima volta che ha partorito la sentivo gemere al telefono, non potevo fare nulla, mi sentivo impotente”. Gli impegni di rugbyman lo portano spesso lontano dalla sua famiglia, però lui cerca di sentirli il più spesso possibile ed i suoi compagni di squadra lo aiutano ad alleviare il peso della lontananza, ma quando è presente è un giovane padre affettuoso e giocoso.
Dopo solo due settimane dalla nascita di Tennyson, Cory dovette partire per un tour di sette settimane in Europa con gli All Blacks. Fu difficile per entrambi, ma per Amie i primi quindici giorni furono un vero incubo: sola con un bimbo appena nato e con Cassius che ha seri problemi di salute.
Ebbene sì, questa giovane e sorridente coppia, questo esperto rugbysta, ha un figlio affetto da una rara malattia: la sclerosi tuberosa. Una malattia genetica cha causa un’anomala proliferazione cellulare per cui si formano angiomi nei tessuti di cuore, reni, cervello, polmoni, retina, compromettendone le regolari funzioni, provocando ritardo mentale, disturbi comportamentali, epilessia, fino a compromettere definitivamente la funzione degli organi stessi. La malattia gli venne diagnosticata a soli 15 mesi ed all’inizio Cory ed Amie non sapevano se sottoporre o meno il piccolo Cassius alle pesanti cure mediche suggerite dagli specialisti, ma quando il bimbo arrivò ad avere ben 13 crisi epilettiche al giorno – crisi leggere che lo lasciavano incosciente per 25 secondi e non danneggiavano il cervello – decisero di procedere con le cure. Nonostante l’aumento dell’appetito e la possibile perdita di capelli, oltre a tutti i problemi comportamentali, Cassius ora sta meglio per lo meno riesce a dormire la notte, ma non può andare in bicicletta, o nuotare, o andare sui pattini o svolgere qualsiasi altra attività come farebbe qualsiasi bimbo sano. Ha bisogno di assistenza continua, di cure, cose che non gli mancano come non gli sono venuti a mancare l’amore e l’affetto dei suoi genitori che cercano di rendere la sua vita il più normale possibile. Nonostante questo grave “problema” la giovane e bellissima coppia è andata avanti con forza e coraggio. Dopo essere venuti a conoscenza della malattia incurabile del primogenito, Cory ed Amie erano titubanti se avere o no un altro figlio, ma dopo approfonditi test clinici, sicuri che entrambi non erano portatori del gene della sclerosi tuberosa hanno deciso di avere un altro bambino: Tennyson. Una vera manna dal cielo per Cassius e per tutti loro.
Amie è preoccupata per il futuro del figlio, Cory, come Cassius, prende la vita come viene. “Se mi preoccupo – dice – se mi stresso, non lo aiuto. Non voglio preoccuparmi prima che le cose accadano, ci penserò quando ci sarò. Il mio pensiero più grande è essere il suo miglior amico”.
Non è finita qui, ad aprile di quest’anno Cory non ha partecipato all’incontro di Super 15 a Canberra degli Hurricanes con i Brumbies perché è nata la sua bambina: Prisseis Amelia. Così ora Cory Jane, eroe del rugby, ragazzo di 28 anni è padre felice di ben tre bimbi.
Amie ride quando dice che ora il loro progetto è perdere i 28 kg che le sono rimasti dopo le gravidanze: deve tornare al peso forma di quando faceva la cheerleader! Lei però è una tipa tosta, orgogliosa di sostenere il marito e la sua carriera rugbystica.
“Con il rugby puoi volare in alto, ma il volo è di breve durata – spiega – Devi dare il meglio di te finchè puoi. Anche io ho un temperamento competitivo per questo so che Cory deve cercare di impegnarsi al massimo per essere il migliore ora, ed ogni volta che mi sento stanca, che mi manca, ricordo a me stessa che non sarà per sempre”.
Cory sa di essere fortunato ad avere accanto una donna come Amie. Sorridendo ai suoi bimbi profondamente addormentati fra le braccia sorride come se la felicità fosse racchiusa lì, su quel divano, con loro.
“La vita è bella. Io ho tutto ciò che mi serve, proprio qui”.
Pensiamoci, forse anche noi l’abbiamo.