Pubblicato in: Rugby

Il Rugby si veste di rosa

di Sabrina 12 gennaio 2011

Stade Français

Anno nuovo tendenze modaiole nuove. La moda si fa largo a spallate e  si insinua anche nel mondo ovale non risparmiando neppure quegli uomini ben piazzati che con cadenza  settimanale si massacrano qui e là  in questo periodo dell’anno nel nostro emisfero boreale dato che gli altri – quelli dell’emisfero australe – sono in vacanza e non sembrano, al momento, attirati o coinvolti nelle nuove tendenze della moda.

Domanda: quest’anno va di moda il rosa? Pare proprio di sì.

Siamo ormai abituati agli exploit di Max Guazzini che a mio parere si diverte un mondo (e noi con lui) a vestire di rosa i suoi nerboruti atleti in tutte le sue nuances e fantasie. Abbiamo visto una divisa completamente rosa confetto (oltremodo stucchevole); poi abbiamo visto il team dello Stade Français massacrarsi sull’erba con pantaloncini e maglietta fiorata, rigorosamente di rosa, tanto che quando entravano in campo sembravano un gruppo di turisti pronti per una vacanza alle Hawai. (Secondo il mio parere quest’ultima mise era la più carina, un po’ festaiola, ma non eccessivamente pacchiana). Ultimamente tre quarti d’Europa è inorridita alla vista del nuovo abbigliamento leopardato della squadra parigina. Di che colore? Ma rosa naturalmente! Si dice che Guazzini  lo faccia per attirare pubblico femminile che, secondo me, non ha bisogno di vedere i rugbisti vestiti di questo colore  per seguire il rugby con passione. Sarà! Io però a questo punto mi chiedo cosa ne pensino coloro che le divise le devono indossare, vorrei sentire i commenti nello spogliatoio quando si vestono per affrontare la partita, le battutacce che volano e le risate che si fanno. Curiosità che forse ha ottenuto soddisfazione quando ho trovato questa foto di James Haskell

James Haskell

immortalato durante il recente incontro di Top 14 con il Toulouse. La sua espressione è a dir poco emblematica: sembra quasi che soffochi un conato di vomito dietro una smorfia che apparentemente sembra causata dallo sforzo atletico, invece secondo me è letteralmente schifato per dover indossare una maglietta da tamarro.

Ma non è finita qui! Proprio quando pensavo che queste punte di estrosità fossero limitate al territorio parigino, ecco che spunta una novità da una zona impensata: l’orgogliosa, fiera, affascinante, magica Scozia, terra di eroi, terra di Highlanders.

Edimburgh Rugby

L’Edimburgh Rugby è sceso in campo a dicembre 2010 contro il Glasgow per il “1872 Challenge Cup” come si vede nella foto: macchie colorate su fondo viola che ricordano tanto un puzzle dove inevitabilmente predomina il rosa.  Penso che sia cominciata una vera e propria lotta a colpi di magliette. Chi vincerà? Tanti, molti, gridano allo scandalo. Dove andrà a finire il sobrio e virile abbigliamento tradizionale da rugby di una volta? Personalmente – nonostante la mia irriverente ironia  – non mi preoccupo, secondo me si possono vestire come vogliono l’importante è che quelli che  stanno dentro a queste divise ci offrano un bello spettacolo di buon rugby, tutt’al più mi faccio due risate.

A questo punto, però, tutto questo sfoggio di novità da sfilata per taglie extra large ha stuzzicato la mia vena artistica e vorrei proporre qualcosa. Direi di mantenere le classiche righe per i più conservatori e tradizionali. Le squadre  più agguerrite e feroci potrebbero adottare un abbigliamento chiaro, magari bianco (definisce ed esalta i muscoli) con su disegnata qualche macchia di sangue che fa tanto guerriero. Per le partite sotto la pioggia magliette e pantaloncini con larghe chiazze irregolari marroni per simulare il fango. I Men in Black non si toccano: il nero è sempre di moda e va su tutto. Infine la Nazionale Italiana di Rugby potrebbe lanciarsi con un intarsio di pailletes azzurre tono su tono per farli risplendere nelle giornate di sole… ma forse non è una buona idea: con tutte quelle botte che si danno volerebbero pailletes dappertutto, finirebbero negli occhi o si incastrerebbero nei paradenti.

Buon 2011!

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