Pubblicato in: Rugby

Italia-Isole Fiji 24-16. Basterà questa vittoria?

di Sabrina 29 novembre 2010

Italia - Fiji a Modena

Ultimo sabato di test match di questo frenetico novembre di rugby. Modena, Stadio Braglia: fa freddo. Siamo arrivati all’ultima portata di questo lunga abbuffata novembrina, che sembra il preludio ad rugby sempre più presente sulle nostre tavole. Speriamo…

Oggi l’Italia affronta le Isole Fiji che (Oddiomammasanta) ha giocatori dai 100 kg in su. Non è che bisognerà andare a staccare qualche azzurro con il raschietto o recuperarne qualcun altro in orbita intorno alla terra insieme ai satelliti? Questa è la domanda che mi faccio vedendoli entrare in campo, mentre si preparano ad ascoltare gli inni. Sono degli armadi questi Fijani, grossi, troppo grossi, spero che almeno il freddo li rallenti; ma mentre cantano l’inno delle loro isole lontane immerse nel soleggiato Pacifico, hanno la nostalgia dipinta sui larghi volti scuri. Solo per questo non fanno paura.

All’inizio del primo tempo l’Italia ripresenta i sui soliti difetti e si gioca nella metà campo azzurra; il nostro avversario è forte, d’impatto, ma anche veloce ed organizzato. I nostri punti di forza sono la touche, la difesa e la mischia dove, sembrerà strano data la mole fisica, i Fijani soffrono. Rimango con lo sguardo inchiodato allo schermo del televisore e soffro con i nostri ragazzi, penso al giovane Gori che si ritrova a cozzare contro quei muri di cemento ambulanti che hanno una corsa devastante. Bastano otto minuti e gli isolani vanno in meta. Non chiedetemi il nome, è impossibile, so solo che lì in mezzo c’era qualcuno che si chiama Campese (di primo nome), Nalaga, e mi pare di aver sentito anche un qualcosa che si avvicina molto a “Napoleone”. Estrosi…

Questa si rivelerà l’unica meta di tutta la partita.

L’Italia guadagna i suoi primi tre punti con una punizione per la quale Mirco Bergamasco non ha difficoltà a centrare i pali. A onor del vero non è una bella Italia quella che vedo, almeno nel primo tempo, ciò che ci salva è la mischia dalla quale riusciamo ad ottenere le giuste punizioni che Mirco trasforma, concentrato sui pali, il viso da splendido angelo biondo. Allo scadere del primo tempo riusciamo a beccarci anche un bel cartellino giallo per il quale Castrogiovanni abbandona il campo scuotendo la testa incredulo ed indispettito. Anche io sono indispettita perché quel 9 – 16 a vantaggio delle Fiji non mi va giù. Dobbiamo vincere questo incontro, almeno uno su tre! Mi chiedo a quale santo bisogna rivolgersi o se è il caso di fare un pellegrinaggio a Notre Dame du Rugby a Larrivière, Francia.

Il secondo tempo inizia quindi in inferiorità numerica per l’Italia. Il sole se ne è andato e deve fare molto freddo, forse la temperatura si aggira  intorno allo zero e non posso fare a meno di pensare a ciò che devono sopportare quei trenta ragazzi lì nel campo fra botte, sudore e gelo. Nonostante l’inferiorità numerica, nonostante gli errori l’Italia sembra reagire bene e a fatica accorcia le distanze con le Fiji grazie ai calci piazzati di Mirco che non perde un colpo. Forse i Fijani sono stanchi o forse gli Azzurri con lentezza riescono a trovare la loro strada, fatto sta che mentre il cronometro macina minuti mi sembra di vedere l’Italia che voglio vedere: cresce, attacca per conquistare una meta che purtroppo non arriva, e i punti che guadagniamo passano tutti attraverso i calci di Mirco Bergamasco, tenuto d’occhio dal fratello Mauro che lo segue da bordo campo: una spalla fasciata per il recentissimo intervento e gli occhi che brillano di affetto. Mi commuove la loro complicità.

Alla fine dopo tanta fatica, dubbi, e fiato corto per la paura di non farcela l’incontro termina 24 – 16 per l’Italia. Il pubblico esulta, gli azzurri esultano, io tiro un gran sospiro di sollievo, Nick Mallet piange.

Ci voleva. Abbiamo vinto perché Mirco ha piazzato sette calci su sette, bravo, davvero; però mi chiedo come faremo al Sei Nazioni per non parlare dei mondiali. C’è ancora tanta strada da fare, ma per ora, oggi, adesso, godiamoci questa vittoria.

Alla fine di questo novembre “sessuale” mi sono permessa di stilare un mio personale – molto personale – ranking mondiale, dove non è il punteggio a farla da padrone, ma ciò che io sento per queste grandi squadre. Qualcuna è omessa perché non la conosco o perchè l’ho seguita sempre poco.

Ranking molto personale:

  • Nuova Zelanda: assatanati, sempre
  • Australia: belli scientifici Wallabies
  • Inghilterra: attenzione, possono far male
  • Francia: magnifici cavalli da corsa, Orco compreso (leggi Chabal)
  • Scozia Irlanda Galles: orgoglio, tradizione, fascino
  • Argentina: pericolosi, passionali ma con la mente organizzata
  • Italia: il mio cuore. Forza ragazzi!

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