Pubblicato in: Rugby

Le sensazioni di una meta

di Mondo Nuovo 18 gennaio 2010

Analogamente ad altri sport, la meta, nel rugby, rappresenta il mezzo tramite il quale ogni squadra cerca  di raggiungere l’obiettivo che si pone prima di ogni partita: vincerla!

Una meta è sempre la sintesi entusiasmante di una giocata, di una furbata, di  forza, velocità e quant’altro.

La più spettacolare, per me, è quella segnata dopo un’interminabile azione dove tutti o gran parte degli atleti di una squadra si passano la palla in un vortice ubriacante di finte, corse, ripiazzamenti, sostegni fulminanti; dove cadere a terra è improbabile tale e tanta è la determinazione per suggellare un qualcosa di rara bellezza, somigliante ad un’opera d’arte incommensurabile, preziosa per chi la crea, ma soprattutto per chi la vede. E’ un crescendo di urla brevi, una danza universale che si fa con i pugni stretti e gli occhi sbarrati ed a volte anche lucidi d’emozione.

Poi, tra le tante, c’è la meta segnata dopo aver costretto l’avversario a difendersi ad oltranza a pochi metri dalla linea fatale, dopo un’immane prova di forza tra i due contendenti, una risultanza di caparbia fierezza e coraggio, dove riuscire a mettere un gomito solo qualche centimetro più avanti, significa quella gratificazione, in campo, che il tifoso vive come una liberazione passionalmente sottolineata dalla gioia urlata che gli esce dalla gola e dalle gambe forse non proprio ferme a causa della tensione. Una corrida dove il toro non riesce a sottrarsi al suo atroce destino. Un match di boxe dove chi è andato KO si rialza, ma rimane un po’ stordito dal dolore e dagli ululati della folla

La meta d’intercetto è una frustata, una secchiata d’acqua gelida che improvvisamente ti fa il pieno d’adrenalina, uno schiaffo al cuore che improvvisamente batte più in fretta; una sorpresa inaspettata, di quelle che si gradiscono di più. L’urlo sembra un colpo di fucile improvviso, con il suo eco che si espande e poi si spegne pian piano

La meta tecnica. E’ un qualcosa che riconcilia con il senso di giustizia. L’arbitro sembra il giudice di quel tribunale che, finalmente e velocemente, rimette a posto le cose come avrebbero dovuto essere. Il torto subìto è sanzionato e la sua approvazione sugli spalti evidenziata con un boato ed una mimica inequivocabili.

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